Visto che la data del 9 aprile comincia a farsi vicina alleghiamo una scheda con le informazioni necessarie per la prenotazione alberghiera, così da godersi al meglio, oltre al Convegno, anche la città di Loreto e le zone limitrofe, ricche di storia, cultura, arte e natura.
(clicca sull'immagine per ingrandire)
giovedì 25 febbraio 2016
Informazioni logistiche - Alberghi lauretani
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sabato 20 febbraio 2016
Troppe e frettolose diagnosi DSA. L'allarme di Federico Bianchi di Castelbianco
Il bambino ha difficoltà a scuola? Attenzione a non trasformare subito queste difficoltà in "etichette"diagnostiche.
Le certificazioni per i disturbi specifici dell'apprendimento - DSA - rischiano infatti di peggiorare la situazione se non si basano su diagnosi estremamente accurate e precise.
A lanciare l'allarme è Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo psicoterapeuta e logopedista.
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lunedì 15 febbraio 2016
Le dislessie - Magi Edizioni
Segnaliamo il seguente volume:
Magda Di Renzo, Federico Bianchi di Castelbianco
Magda Di Renzo, Federico Bianchi di Castelbianco
LE DISLESSIE
Conoscere la complessità per non medicalizzare
Magi Edizioni
Una riflessione sull’eccesso di medicalizzazione dell’infanzia e le sue manifestazioni; una volontà di porre argine all’atteggiamento imperante, in ambito clinico e culturale, che tende a inquadrare i problemi in etichette diagnostiche ancor prima di averli compresi; un invito al mondo della scuola a recuperare le proprie competenze per assicurare a ogni bambino il suo diritto alla crescita, con le sue modalità e i suoi tempi senza dover corrispondere a quadri precostituiti: sono questi i messaggi fondamentali racchiusi in questo volume.
Il fatto che tra i dislessici ci siano molti bambini che non hanno raggiunto un buon livello nei prerequisiti o che hanno iniziato la scuola in anticipo deve far riflettere anche sui sistemi educativi e non solo sulle componenti genetiche, e deve essere un monito a ricordare che le cause dei problemi di apprendimento sono molteplici e tra loro diverse.
Gli autori evidenziano come le modalità, oggi in formato elettronico, che consentono di rilevare le difficoltà di lettura sono le stesse di 40 anni fa e quindi l’aumento del disturbo, oltre ai possibili fattori biologici, deve necessariamente essere collegato al cambiamento sociale, scolastico e ai criteri di classificazione diagnostica.
Nel libro vengono riportati gli esiti di ricerche che dimostrano l’influenza dei fattori emotivi e sociali e aprono nuove prospettive a un disturbo che sembra essere diventato una malattia inguaribile, piuttosto che un disagio o una diversa modalità di esperire gli apprendimenti.
Magda Di Renzo, psicologa, analista junghiana, direttrice della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’Età Evolutiva a indirizzo psicodinamico dell’IdO (Istituto di Ortofonologia) di Roma. Responsabile del Servizio di Psicoterapia dell’età evolutiva dell’IdO, ha promosso molte ricerche nell’ambito delle patologie infantili e adolescenziali, tra cui il Progetto Tartaruga per i bambini affetti da autismo. Docente nelle diverse scuole di specializzazione in psicoterapia, è autrice e coautrice di numerose pubblicazioni, tra cui per i tipi delle Edizioni Magi ricordiamo: Il colore vissuto (1998), Fiaba, disegno, gesto e racconto (2a ed. 2005), I significati dell’autismo (2007), Sostenere la relazione genitori-figlio nell’autismo(2011), Le potenzialità intellettive nel bambino autistico (2011), I «luoghi» del mondo infantile (2a ed. 2013), Il processo grafico nel bambino autistico(2013).
Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo, psicoterapeuta dell’età evolutiva, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, dove è responsabile del Servizio di Diagnosi e Valutazione. Promotore di numerose ricerche sulle psicopatologie dell’età evolutiva e di iniziative per gli adolescenti, tra cui il portale www.diregiovani.it, è autore e coautore di diverse pubblicazioni dedicate all’infanzia e all’adolescenza, tra cui per i tipi delle Edizioni Magi ricordiamo: Vivere bene la scuola (1998), L’eros adolescente (2007), Le 398 meravigliose maestre de L’Aquila (2010), Mille e un modo di diventare adulti (2010).
Gli autori evidenziano come le modalità, oggi in formato elettronico, che consentono di rilevare le difficoltà di lettura sono le stesse di 40 anni fa e quindi l’aumento del disturbo, oltre ai possibili fattori biologici, deve necessariamente essere collegato al cambiamento sociale, scolastico e ai criteri di classificazione diagnostica.
Nel libro vengono riportati gli esiti di ricerche che dimostrano l’influenza dei fattori emotivi e sociali e aprono nuove prospettive a un disturbo che sembra essere diventato una malattia inguaribile, piuttosto che un disagio o una diversa modalità di esperire gli apprendimenti.
Magda Di Renzo, psicologa, analista junghiana, direttrice della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’Età Evolutiva a indirizzo psicodinamico dell’IdO (Istituto di Ortofonologia) di Roma. Responsabile del Servizio di Psicoterapia dell’età evolutiva dell’IdO, ha promosso molte ricerche nell’ambito delle patologie infantili e adolescenziali, tra cui il Progetto Tartaruga per i bambini affetti da autismo. Docente nelle diverse scuole di specializzazione in psicoterapia, è autrice e coautrice di numerose pubblicazioni, tra cui per i tipi delle Edizioni Magi ricordiamo: Il colore vissuto (1998), Fiaba, disegno, gesto e racconto (2a ed. 2005), I significati dell’autismo (2007), Sostenere la relazione genitori-figlio nell’autismo(2011), Le potenzialità intellettive nel bambino autistico (2011), I «luoghi» del mondo infantile (2a ed. 2013), Il processo grafico nel bambino autistico(2013).
Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo, psicoterapeuta dell’età evolutiva, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, dove è responsabile del Servizio di Diagnosi e Valutazione. Promotore di numerose ricerche sulle psicopatologie dell’età evolutiva e di iniziative per gli adolescenti, tra cui il portale www.diregiovani.it, è autore e coautore di diverse pubblicazioni dedicate all’infanzia e all’adolescenza, tra cui per i tipi delle Edizioni Magi ricordiamo: Vivere bene la scuola (1998), L’eros adolescente (2007), Le 398 meravigliose maestre de L’Aquila (2010), Mille e un modo di diventare adulti (2010).
giovedì 11 febbraio 2016
DSA, EPIGENETICA E PROCESSI DI APPRENDIMENTO
Il 25 E 26 giugno 2015 il Centro Multispecialistico Soc. Coop. DSA ha
organizzato un convegno ad Ancona dal titolo "Epigenetica, processi di
sviluppo e apprendimenti". In quella sede alcuni eminenti relatori,
mettendo in relazione i processi di apprendimento con le scoperte
dell'epigenetica, hanno di fatto sottoposto a critica l'eziologia
neurobiologica dei disturbi di apprendimento e la modalità con cui in molte
sedi e in molti testi vengono rappresentati i bambini: bambini come un insieme
di abilità cognitive separate dal mondo emozionale. La critica è rilevante
poiché proviene da un contesto prevalentemente pedagogico e cognitivo
comportamentale, cioè da professionisti che operano all'insegna di paradigmi
scientifici su cui è attualmente basata buona parte della legislazione e dei
provvedimenti ministeriali nonché della Conferenza Stato regioni in materia di
disturbi di apprendimento e di obiettivi scolastici.
ERNESTO BURGIO -
NEUROBIOLOGIA DEL NEUROSVILUPPO FISIOLOGICO E PATOLOGICO
Le neuroscienze dello sviluppo studiano le modalità di
formazione del sistema nervoso, dai primi stadi dell'ontogenesi embrio-fetale
fino all'età adulta. Anche se è noto che le cellule progenitrici neurali
seguono fasi prevedibili di proliferazione, differenziazione, migrazione e
maturazione nella misura in cui il processo è geneticamente programmato, negli
ultimi anni si vanno chiarendo i meccanismi molecolari (in ultima analisi
epigenetici) che lo controllano e in
particolare il ruolo chiave delle informazioni provenienti
dall'ambiente. Lo studio sempre più approfondito di questi fenomeni non è
importante soltanto per capire come si vadano assemblando strutture di enorme
complessità, ma anche per una miglior caratterizzazione dei disturbi del
neurosviluppo, che sono in grande aumento in tutto il mondo; per la ricerca dei
principali fattori implicati in questo aumento; per migliorare le nostre
capacità di prevenzione primaria, diagnostica precoce, follow up e trattamento.
ERNESTO BURGIO -
PLASTICITÀ DELLA MEMORIA
La vita non è mai statica e non opera per percorsi lineari: è
un perpetuo divenire, trasformarsi, adattarsi. E questo ad ogni livello:
ecosistemi, organismi complessi, microrganismi, cellule e persino molecole. Una
prerogativa fondamentale di questi insiemi straordinariamente complessi è di reagire
in modo sistemico alle sollecitazioni/informazioni provenienti dall'ambiente: per
adattarsi ad esse e trasformarsi di conseguenza. In una parola per evolvere.
Fondamentali sono a questo fine i sistemi di memoria, attraverso i quali le
informazioni ricevute vengono conservate e rielaborate: a livello cellulare sono
le biomolecole complesse (RNA, DNA e, in certa misura, proteine) a svolgere, da
miliardi di anni, questo compito fondamentale. A livello di organismi complessi
i principali apparati dotati di memoria sono il sistema immunocompetente
adattativo e il sistema nervoso centrale: oggi si dovrebbe piuttosto parlare d “sistema
psico-neuro-immu-endocrino” a sottolineare la fondamentale unitarietà dell'intero
complesso. Con l’evolvere degli organismi si assiste ad una progressiva
concentrazione dei sistemi di memoria in gangli via via più complessi concentrati
in zona cefalica. Il cervello umano rappresenta lo stadio più avanzato di questo
processo e la struttura più complessa dell'universo a noi noto. Nel contesto
della biologia dello sviluppo (developmental
biology) la sua costruzione è oggi considerata un processo in parte geneticamente
predeterminato e controllato, in parte epigeneticamente modulato: semplificando
al massimo potremmo dire che le strutture anatomo-fisiologiche fondamentali (hardware) sono specie-specifiche e programmate
nel DNA, mentre le interconnessioni interneuronali che compongono la corteccia
sono, in ultima analisi, la vera sede della memoria individuale e quindi dell’ “io”
neuro-psichico (software) sono
epigeneticamente modellate in risposta alle informazioni provenienti dall’ambiente
e, quindi, in continua trasformazione “autopoietica” per tutta la vita (anche
se con plasticità progressivamente ridotta). Questo modello sistemico,
autopoietico e, almeno in parte, istitutivo (lamarckiano) oltre che selettivo
(neodarwiniano) vale probabilmente per ogni sistema mnemonico e in particolare
per la costruzione dei genomi e dei sistemi psiconeuroimmunoendocrini.
DANIELA LUCANGELI -
LE EMOZIONI CHE ACCOMPAGNANO L'APPRENDIMENTO: DALLA
COGNITION ALLA WARM
COGNITION
La psicologia è passata in questi anni da considerare la cognizione
e le emozioni come due entità separate a riconoscere che sono due elementi strettamente
intrecciati.
Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a
modificazioni psicoflsiologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o
appresi; la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione
dell’individuo.
Le emozioni sono strettamente collegate all'apprendimento;
la letteratura infatti evidenzia come l’attivazione emotiva favorisca la memorizzazione
di informazioni. Nello stesso tempo, però, se l'attivazione emotiva è di tipo
negativo (ad es. senso di colpa, vergogna, paura) ciò che apprendo sarà legato a
questi sentimenti. Ogni volta che dovrò recuperare le informazioni che ho
appreso sentendoml in colpa, oppure vergognandomi della mia prestazione o ancora
avendo paura di ciò che può succedere, si riattiveranno non soltanto le conoscenze
apprese, ma anche queste emozioni negative. Se questo meccanismo persiste lo
studente metterà in atto dei meccanismi di difesa e cercherà di evitare tutti
gli apprendimenti che riattivano anche emozioni sgradevoli e in questo modo si
può incorrere nel rischio di allontanamento dall'apprendimento. http://www.dsa-ancona.it/
lunedì 1 febbraio 2016
DISLESSIA, DISGRAFIA, DISORTOGRAFIA, DISCALCULIA
DISLESSIA, DISGRAFIA, DISORTOGRAFIA, DISCALCULIA sono originari e primari, ovvero appartengono al corpo neonato indipendentemente dall’ambiente come ad esempio il mancinismo o l’epilessia, oppure sono un segno (sintomo) di un disturbo delle relazioni primarie del neonato con i caregivers?
È questa una domanda cardine del Convegno che si terrà a Loreto il 9 aprile prossimo.
1) I disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia) hanno come causa (causalità lineare) difetti di carattere biologico ovvero presenti fin dall’inizio della vita e invalidanti?
2) Oppure si tratta di caratteristiche biologiche del soggetto che assumono una forma socialmente distinguibile e invalidante solo nell’incontro con un ambiente svantaggioso?
3) Oppure non ci sono prove che caratteristiche biologiche distinguibili e diverse dalla media dei bambini abbiano un ruolo in tali disturbi di apprendimento che in questo caso sarebbero completamente a carico di un ambiente svantaggioso?
E se esistono queste caratteristiche del soggetto presenti come patrimonio biologico all’inizio della vita, quali sarebbero e quali prove si avrebbero di tale esistenza?
Nel campo dell’autismo infantile le neuroscienze hanno evidenziato caratteristiche biologiche di base dei soggetti coinvolti inequivocabilmente differenti rispetto alle caratteristiche medie degli esseri umani. Si possono sostenere fattori analoghi anche per i disturbi di apprendimento?
Il Prof. Francesco Barale è professore ordinario di psichiatria all’Università di Pavia e direttore del “Brain and Behavior Sciences Department”, Socio Ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana e fondatore dell’Associazione nazionale “Genitori per l’autismo”.
In un suo intervento letto al “Seminario nazionale sull’autismo” organizzato dalla Società Psicoanalitica Italiana il 22 novembre 2014 ha sostenuto che nell’autismo la forza delle matrici biologiche è molto più evidente oggi e in molti casi determinante. Di ciò la psicoanalisi dovrebbe prendere atto, proprio per non collocarsi in modo sbagliato fin dall’inizio della questione.
Del resto, è ben difficile ipotizzare una qualche "psicogenesi" delle atipia sinaptiche, datanti ai primi mesi della gravidanza, che sono alla base degli aspetti nucleari del funzionamento mentale autistico messi in luce dalla neuropsicologia dei decenni scorsi; aspetti nucleari che fin dall'inizio ostacolano qualsiasi evidenza naturale" del mondo interumano; o della alterazione dei neuropeptidi implicati nella neuro-organizzazione, presente già alla nascita; o dei processi apoptosi che modellano la neuro-organizzazione; o, per restare più sul macroscopico, delle atipie di crescita cerebrale (aumento complessivo della corteccia cerebrale e accelerazione del tasso di crescita tra i 2 e i 4 anni, squilibro nei tassi di crescita tra regioni frontali e temporali, abnorme allargamento dell'amigdala...) descritte in una percentuale importante di sviluppi autistici; o di quei pattern di connettività cerebrale atipica (con ipereccitabilità locale e deboli connessioni a distanza) documentate dagli studi di neuroimaging; o dello sbilanciamento tra sistemi eccitatori ed inibitori, nella conduzione del segnale nervoso, così frequente negli autismi (forse all'origine di un altro dato macroscopico: la frequenza 50 volte maggiore di epilessia nell'autismo, rispetto alla popolazione generale; con presenza di disturbi EEG subclinici stimata fino al 80% da recenti studi con MEG); o, sul piano psicologico, delle atipie nello sviluppo delle competenze imitative, già a partire da quei fenomeni di "imitazione primaria" (espressione della taratura dei ssitemi specchio) che A. Meltzoff ha descritto a poche ore dalla nascita e che certo non dipendono dall'incontro con l'oggetto umano, ma semmai, ne sono gli "schemi".
È questa una domanda cardine del Convegno che si terrà a Loreto il 9 aprile prossimo.
1) I disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia) hanno come causa (causalità lineare) difetti di carattere biologico ovvero presenti fin dall’inizio della vita e invalidanti?
2) Oppure si tratta di caratteristiche biologiche del soggetto che assumono una forma socialmente distinguibile e invalidante solo nell’incontro con un ambiente svantaggioso?
3) Oppure non ci sono prove che caratteristiche biologiche distinguibili e diverse dalla media dei bambini abbiano un ruolo in tali disturbi di apprendimento che in questo caso sarebbero completamente a carico di un ambiente svantaggioso?
E se esistono queste caratteristiche del soggetto presenti come patrimonio biologico all’inizio della vita, quali sarebbero e quali prove si avrebbero di tale esistenza?
Nel campo dell’autismo infantile le neuroscienze hanno evidenziato caratteristiche biologiche di base dei soggetti coinvolti inequivocabilmente differenti rispetto alle caratteristiche medie degli esseri umani. Si possono sostenere fattori analoghi anche per i disturbi di apprendimento?
Il Prof. Francesco Barale è professore ordinario di psichiatria all’Università di Pavia e direttore del “Brain and Behavior Sciences Department”, Socio Ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana e fondatore dell’Associazione nazionale “Genitori per l’autismo”.
In un suo intervento letto al “Seminario nazionale sull’autismo” organizzato dalla Società Psicoanalitica Italiana il 22 novembre 2014 ha sostenuto che nell’autismo la forza delle matrici biologiche è molto più evidente oggi e in molti casi determinante. Di ciò la psicoanalisi dovrebbe prendere atto, proprio per non collocarsi in modo sbagliato fin dall’inizio della questione.
Del resto, è ben difficile ipotizzare una qualche "psicogenesi" delle atipia sinaptiche, datanti ai primi mesi della gravidanza, che sono alla base degli aspetti nucleari del funzionamento mentale autistico messi in luce dalla neuropsicologia dei decenni scorsi; aspetti nucleari che fin dall'inizio ostacolano qualsiasi evidenza naturale" del mondo interumano; o della alterazione dei neuropeptidi implicati nella neuro-organizzazione, presente già alla nascita; o dei processi apoptosi che modellano la neuro-organizzazione; o, per restare più sul macroscopico, delle atipie di crescita cerebrale (aumento complessivo della corteccia cerebrale e accelerazione del tasso di crescita tra i 2 e i 4 anni, squilibro nei tassi di crescita tra regioni frontali e temporali, abnorme allargamento dell'amigdala...) descritte in una percentuale importante di sviluppi autistici; o di quei pattern di connettività cerebrale atipica (con ipereccitabilità locale e deboli connessioni a distanza) documentate dagli studi di neuroimaging; o dello sbilanciamento tra sistemi eccitatori ed inibitori, nella conduzione del segnale nervoso, così frequente negli autismi (forse all'origine di un altro dato macroscopico: la frequenza 50 volte maggiore di epilessia nell'autismo, rispetto alla popolazione generale; con presenza di disturbi EEG subclinici stimata fino al 80% da recenti studi con MEG); o, sul piano psicologico, delle atipie nello sviluppo delle competenze imitative, già a partire da quei fenomeni di "imitazione primaria" (espressione della taratura dei ssitemi specchio) che A. Meltzoff ha descritto a poche ore dalla nascita e che certo non dipendono dall'incontro con l'oggetto umano, ma semmai, ne sono gli "schemi".
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