Il 25 E 26 giugno 2015 il Centro Multispecialistico Soc. Coop. DSA ha
organizzato un convegno ad Ancona dal titolo "Epigenetica, processi di
sviluppo e apprendimenti". In quella sede alcuni eminenti relatori,
mettendo in relazione i processi di apprendimento con le scoperte
dell'epigenetica, hanno di fatto sottoposto a critica l'eziologia
neurobiologica dei disturbi di apprendimento e la modalità con cui in molte
sedi e in molti testi vengono rappresentati i bambini: bambini come un insieme
di abilità cognitive separate dal mondo emozionale. La critica è rilevante
poiché proviene da un contesto prevalentemente pedagogico e cognitivo
comportamentale, cioè da professionisti che operano all'insegna di paradigmi
scientifici su cui è attualmente basata buona parte della legislazione e dei
provvedimenti ministeriali nonché della Conferenza Stato regioni in materia di
disturbi di apprendimento e di obiettivi scolastici.
ERNESTO BURGIO -
NEUROBIOLOGIA DEL NEUROSVILUPPO FISIOLOGICO E PATOLOGICO
Le neuroscienze dello sviluppo studiano le modalità di
formazione del sistema nervoso, dai primi stadi dell'ontogenesi embrio-fetale
fino all'età adulta. Anche se è noto che le cellule progenitrici neurali
seguono fasi prevedibili di proliferazione, differenziazione, migrazione e
maturazione nella misura in cui il processo è geneticamente programmato, negli
ultimi anni si vanno chiarendo i meccanismi molecolari (in ultima analisi
epigenetici) che lo controllano e in
particolare il ruolo chiave delle informazioni provenienti
dall'ambiente. Lo studio sempre più approfondito di questi fenomeni non è
importante soltanto per capire come si vadano assemblando strutture di enorme
complessità, ma anche per una miglior caratterizzazione dei disturbi del
neurosviluppo, che sono in grande aumento in tutto il mondo; per la ricerca dei
principali fattori implicati in questo aumento; per migliorare le nostre
capacità di prevenzione primaria, diagnostica precoce, follow up e trattamento.
ERNESTO BURGIO -
PLASTICITÀ DELLA MEMORIA
La vita non è mai statica e non opera per percorsi lineari: è
un perpetuo divenire, trasformarsi, adattarsi. E questo ad ogni livello:
ecosistemi, organismi complessi, microrganismi, cellule e persino molecole. Una
prerogativa fondamentale di questi insiemi straordinariamente complessi è di reagire
in modo sistemico alle sollecitazioni/informazioni provenienti dall'ambiente: per
adattarsi ad esse e trasformarsi di conseguenza. In una parola per evolvere.
Fondamentali sono a questo fine i sistemi di memoria, attraverso i quali le
informazioni ricevute vengono conservate e rielaborate: a livello cellulare sono
le biomolecole complesse (RNA, DNA e, in certa misura, proteine) a svolgere, da
miliardi di anni, questo compito fondamentale. A livello di organismi complessi
i principali apparati dotati di memoria sono il sistema immunocompetente
adattativo e il sistema nervoso centrale: oggi si dovrebbe piuttosto parlare d “sistema
psico-neuro-immu-endocrino” a sottolineare la fondamentale unitarietà dell'intero
complesso. Con l’evolvere degli organismi si assiste ad una progressiva
concentrazione dei sistemi di memoria in gangli via via più complessi concentrati
in zona cefalica. Il cervello umano rappresenta lo stadio più avanzato di questo
processo e la struttura più complessa dell'universo a noi noto. Nel contesto
della biologia dello sviluppo (developmental
biology) la sua costruzione è oggi considerata un processo in parte geneticamente
predeterminato e controllato, in parte epigeneticamente modulato: semplificando
al massimo potremmo dire che le strutture anatomo-fisiologiche fondamentali (hardware) sono specie-specifiche e programmate
nel DNA, mentre le interconnessioni interneuronali che compongono la corteccia
sono, in ultima analisi, la vera sede della memoria individuale e quindi dell’ “io”
neuro-psichico (software) sono
epigeneticamente modellate in risposta alle informazioni provenienti dall’ambiente
e, quindi, in continua trasformazione “autopoietica” per tutta la vita (anche
se con plasticità progressivamente ridotta). Questo modello sistemico,
autopoietico e, almeno in parte, istitutivo (lamarckiano) oltre che selettivo
(neodarwiniano) vale probabilmente per ogni sistema mnemonico e in particolare
per la costruzione dei genomi e dei sistemi psiconeuroimmunoendocrini.
DANIELA LUCANGELI -
LE EMOZIONI CHE ACCOMPAGNANO L'APPRENDIMENTO: DALLA
COGNITION ALLA WARM
COGNITION
La psicologia è passata in questi anni da considerare la cognizione
e le emozioni come due entità separate a riconoscere che sono due elementi strettamente
intrecciati.
Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a
modificazioni psicoflsiologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o
appresi; la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione
dell’individuo.
Le emozioni sono strettamente collegate all'apprendimento;
la letteratura infatti evidenzia come l’attivazione emotiva favorisca la memorizzazione
di informazioni. Nello stesso tempo, però, se l'attivazione emotiva è di tipo
negativo (ad es. senso di colpa, vergogna, paura) ciò che apprendo sarà legato a
questi sentimenti. Ogni volta che dovrò recuperare le informazioni che ho
appreso sentendoml in colpa, oppure vergognandomi della mia prestazione o ancora
avendo paura di ciò che può succedere, si riattiveranno non soltanto le conoscenze
apprese, ma anche queste emozioni negative. Se questo meccanismo persiste lo
studente metterà in atto dei meccanismi di difesa e cercherà di evitare tutti
gli apprendimenti che riattivano anche emozioni sgradevoli e in questo modo si
può incorrere nel rischio di allontanamento dall'apprendimento. http://www.dsa-ancona.it/
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