giovedì 11 febbraio 2016

DSA, EPIGENETICA E PROCESSI DI APPRENDIMENTO

Il 25 E 26 giugno 2015 il Centro Multispecialistico Soc. Coop. DSA ha organizzato un convegno ad Ancona dal titolo "Epigenetica, processi di sviluppo e apprendimenti". In quella sede alcuni eminenti relatori, mettendo in relazione i processi di apprendimento con le scoperte dell'epigenetica, hanno di fatto sottoposto a critica l'eziologia neurobiologica dei disturbi di apprendimento e la modalità con cui in molte sedi e in molti testi vengono rappresentati i bambini: bambini come un insieme di abilità cognitive separate dal mondo emozionale. La critica è rilevante poiché proviene da un contesto prevalentemente pedagogico e cognitivo comportamentale, cioè da professionisti che operano all'insegna di paradigmi scientifici su cui è attualmente basata buona parte della legislazione e dei provvedimenti ministeriali nonché della Conferenza Stato regioni in materia di disturbi di apprendimento e di obiettivi scolastici.


ERNESTO BURGIO - NEUROBIOLOGIA DEL NEUROSVILUPPO FISIOLOGICO E PATOLOGICO
Le neuroscienze dello sviluppo studiano le modalità di formazione del sistema nervoso, dai primi stadi dell'ontogenesi embrio-fetale fino all'età adulta. Anche se è noto che le cellule progenitrici neurali seguono fasi prevedibili di proliferazione, differenziazione, migrazione e maturazione nella misura in cui il processo è geneticamente programmato, negli ultimi anni si vanno chiarendo i meccanismi molecolari (in ultima analisi epigenetici) che lo controllano e in  particolare il ruolo chiave delle informazioni provenienti dall'ambiente. Lo studio sempre più approfondito di questi fenomeni non è importante soltanto per capire come si vadano assemblando strutture di enorme complessità, ma anche per una miglior caratterizzazione dei disturbi del neurosviluppo, che sono in grande aumento in tutto il mondo; per la ricerca dei principali fattori implicati in questo aumento; per migliorare le nostre capacità di prevenzione primaria, diagnostica precoce, follow up e trattamento.

ERNESTO BURGIO - PLASTICITÀ DELLA MEMORIA
La vita non è mai statica e non opera per percorsi lineari: è un perpetuo divenire, trasformarsi, adattarsi. E questo ad ogni livello: ecosistemi, organismi complessi, microrganismi, cellule e persino molecole. Una prerogativa fondamentale di questi insiemi straordinariamente complessi è di reagire in modo sistemico alle sollecitazioni/informazioni provenienti dall'ambiente: per adattarsi ad esse e trasformarsi di conseguenza. In una parola per evolvere. Fondamentali sono a questo fine i sistemi di memoria, attraverso i quali le informazioni ricevute vengono conservate e rielaborate: a livello cellulare sono le biomolecole complesse (RNA, DNA e, in certa misura, proteine) a svolgere, da miliardi di anni, questo compito fondamentale. A livello di organismi complessi i principali apparati dotati di memoria sono il sistema immunocompetente adattativo e il sistema nervoso centrale: oggi si dovrebbe piuttosto parlare d “sistema psico-neuro-immu-endocrino” a sottolineare la fondamentale unitarietà dell'intero complesso. Con l’evolvere degli organismi si assiste ad una progressiva concentrazione dei sistemi di memoria in gangli via via più complessi concentrati in zona cefalica. Il cervello umano rappresenta lo stadio più avanzato di questo processo e la struttura più complessa dell'universo a noi noto. Nel contesto della biologia dello sviluppo (developmental biology) la sua costruzione è oggi considerata un processo in parte geneticamente predeterminato e controllato, in parte epigeneticamente modulato: semplificando al massimo potremmo dire che le strutture anatomo-fisiologiche fondamentali (hardware) sono specie-specifiche e programmate nel DNA, mentre le interconnessioni interneuronali che compongono la corteccia sono, in ultima analisi, la vera sede della memoria individuale e quindi dell’ “io” neuro-psichico (software) sono epigeneticamente modellate in risposta alle informazioni provenienti dall’ambiente e, quindi, in continua trasformazione “autopoietica” per tutta la vita (anche se con plasticità progressivamente ridotta). Questo modello sistemico, autopoietico e, almeno in parte, istitutivo (lamarckiano) oltre che selettivo (neodarwiniano) vale probabilmente per ogni sistema mnemonico e in particolare per la costruzione dei genomi e dei sistemi psiconeuroimmunoendocrini.


DANIELA LUCANGELI - LE EMOZIONI CHE ACCOMPAGNANO L'APPRENDIMENTO: DALLA
COGNITION ALLA WARM COGNITION
La psicologia è passata in questi anni da considerare la cognizione e le emozioni come due entità separate a riconoscere che sono due elementi strettamente intrecciati.
Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicoflsiologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi; la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo.
Le emozioni sono strettamente collegate all'apprendimento; la letteratura infatti evidenzia come l’attivazione emotiva favorisca la memorizzazione di informazioni. Nello stesso tempo, però, se l'attivazione emotiva è di tipo negativo (ad es. senso di colpa, vergogna, paura) ciò che apprendo sarà legato a questi sentimenti. Ogni volta che dovrò recuperare le informazioni che ho appreso sentendoml in colpa, oppure vergognandomi della mia prestazione o ancora avendo paura di ciò che può succedere, si riattiveranno non soltanto le conoscenze apprese, ma anche queste emozioni negative. Se questo meccanismo persiste lo studente metterà in atto dei meccanismi di difesa e cercherà di evitare tutti gli apprendimenti che riattivano anche emozioni sgradevoli e in questo modo si può incorrere nel rischio di allontanamento dall'apprendimento.    

http://www.dsa-ancona.it/

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